Deontologia

Deontologia

Il Giuramento di Ippocrate

Il moderno giuramento professionale si ispira al cosiddetto Giuramento di Ippocrate, il primo testo deontologico della storia della medicina.
Questo è il giuramento che ogni medico presta prima di iniziare la sua professione e prende il nome da Ippocrate che lo formulò nel 430 AC.
Nella riunione del Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, tenutosi a Catanzaro il 23 marzo 2007, è stato aggiornato il testo del Giuramento che segna l'ingresso nella professione medica.
Il rispetto della vita e della dignità del malato, la perizia e la diligenza nell'esercizio della professione, sono alcuni dei doveri inseriti nel Codice, che ogni medico deve rispettare.
E' un momento solenne in cui si esplicita simbolicamente ma anche concretamente - come "concrete" sono le parole, l'uso e la scelta di tali parole - il senso della professione medica.
In sostanza, si tratta di una sorta di sintesi che, in termini estremamente incisivi, riassume i principi deontologici ed etici che devono ispirare il medico in tutti i suoi comportamenti, anche al di fuori dell'ambito dell'esercizio professionale. E il giuramento che vi si presta una sorta di laico rito iniziatico, che segna l'ingresso in una professione sì millenaria ma il cui scandaglio conoscitivo è continuamente sottoposto a modifiche anche sensibilissime, dato il continuo evolversi della scienza, e i conseguenti nuovi problemi etici che ciò crea.
In questo "compromesso" tra la conferma di un ruolo millenario, da una parte, e il mutare del contesto sociale e di prospettive scientifiche, dall'altra, si è consumata la creatività speculativa di un gruppo di persone che ha varato il nuovo Giuramento.
Aggiornato nella stesura ma non nella tensione morale rispetto a quello antichissimo di Ippocrate (medico greco vissuto tra il V ed il IV secolo avanti Cristo, che diede vita alla prima summa deontologica dell'attività medica ndr), il testo odierno segue quelli precedentemente validati dalla FNOMCeO nel 1978, nel 1989, e poi nel 1998: un'operazione non di poco conto, come non di poco conto è ogni atto carico di senso e con una forte valenza simbolica.

Il testo del Giuramento:

  • Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
    di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
  • di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
    di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
  • di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona;
  • di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
  • di promuovere l'alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l'arte medica;
  • di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
  • di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;
  • di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali;
  • di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
  • di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
  • di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico;
  • di prestare assistenza d'urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell'autorità competente;
  • di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
  • di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione.